Il diavolo custode by Luigi Balocchi

Il diavolo custode by Luigi Balocchi

autore:Luigi Balocchi [Balocchi, Luigi]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Meridiano Zero
pubblicato: 2007-05-14T16:00:00+00:00


Trèdes

Il bandito e il campione

Che i francesi soffrissero per quel turbine di fiato proletario lì piombato dalla piana piemontésa, si notava a colpo d'occhio. Quasi fossero eroi della Grande Armée, i fratelli Pélissier inondavano i giornali di superiori convinzioni. Ogni mossa calibrata. Squadra chiusa, gioco duro, riga e compasso. Vittoria assicurata. Contro l'omino tutto nervi e scatto in resta. Che veniva dal lontano 'paese della focaccia'. Da Novi Piemonte, appunto…

Lo sentiva nel sangue, il Santéin, che a stracciarli, 'sti francesi, sarebbe stato lui… quel Napoleone all'incontrario, il Garibaldi del manubrio. Costante Girardengo. Il campionissimo. Da Novi Piemonte, appunto…

Gente a valanga quel giorno di settembre del venticinque, al Vélodrome d'Hiver. Splendide parigine, tette commosse da gagliarda frenesia, accorse per i grandi campioni del pedale, e pizzi, marsine, tube, manicotti, distintivi, divise, papillon, la bella Francia distesa tutta sulla spiaggia della corsa in bicicletta. Per vedere Girardengo, il piccolo uomo, con il cuore in avanguardia, quel naso d'aquilotto sulla schiena impaurita dei francesi! E il Sante era lì. Tra i mille accorsi alla sfida. Vestito da signore, le braghe alla zuava, cravatta zafferano, scavalcando signorine tutte brividi e mossette, coi gomiti nei fianchi dei lardosi parigini, si tendeva al parapetto posto in fronte alla pista dei campioni. Non andava alla ventura, ma puntuale, si presentava all'appuntamento. Ad averglielo fissato, con puntiglio piemontese, una vecchia conoscenza novese.

- Eccoli! - s'incendiò il Séingro Peotta, dritto a prua l'indice giulivo di contentezza.

- Eccoli sì! - increspò il bel Santéin. Certo loro. Sul bordo della pista, tra nugoli di massaggiatori brulicanti, di telai lubrificati sulla cresta dei pedali, eccoli, i ciclisti irrorati dall'ambrosia proletaria, faticosi, macerati, a scambiarsi cortesie dopo il lungo della pista. Tutti. Tranne il campione Girardengo. Non lo vede, il bel Santéin. Sarà per la statura in accordo all'umiltà, per le spalle atterrate dalla corsa esasperata. Mentre il fiato via si spegne, d'un tratto, quasi spuntato da un inferno, tra la calca degli addetti, si leva un gigante. È l'Umòn. Fiuta l'aria, mostra il volto.

- È lui! - trionfa il Santéin.

Alza la mano. Scivola due dita fra le labbra, via intonando la sublime sinfonia dei novesi in gioventù.

- Fìii… pflii… cifrili… cifrilò…

È il fischio convenuto. Senza ben capire da dove provenga il benvenuto, l'Umòn alza il braccio. Tutto è a posto. Costante Girardengo appare. Ora gli è accanto. Si può andare.

- Sante! Santéin!

I suoi occhi avevano cavalcato oceani di folle, i piedi attraversato le più antiche contrade d'Europa, le mani salutato moltitudini festanti. Il nome del celebre bandito gli tremò fitto in gola. Sante Pollastro gli era di fronte. Il brigante, il ladro, l'assassino. L'amico.

- Ciào… te tròvo ben…

S'abbracciarono. Un istante. E il sudore della calca spinse il Gira verso gli spogliatoi, subito seguito dall'Uniòn, sul cui volto la sapiente sicurezza di chi sa d'aver centrato la missione e s'attende ricompensa.

- Stavolta… cosa gli hai portato? - mormorò il Séingro Peotta.

Il Santéin lo rassicurò. Mai, in tanti anni di latitanza, era venuto meno alle sue promesse. Non aveva mai lasciato un amico per strada, né la sua mano generosa negato alcunché.



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